lunedì 19 dicembre 2011

PE FA LA MARCA MENO AMARA C'HO MESSO IN MEZZO 'NA CHITARA

Nell'ultimo spot dei gioielli Morellato la sorella più giovane e bionda di Ilary Blasy è una non troppo credibile strimpellatrice di chitarra. Forse molti non si rendono conto che questa donna si merita il Nobel per la coordinazione e la forza dei polsi. Infatti essa riesce ad alzarsi in piedi e a suonare la chitarra (che per chi non lo sapesse prevede fare accordi con la sinistra e muovere su e giù la mano destra) senza l'ausilio di nessuna tracolla per chitarra. Tutto ciò comporta possibili crampi alla sinistra per la necessità di fare gli accordi e allo stesso tempo mantenere dritto lo strumento, incastrandolo tra l'ascella e il gomito destro. E non finisce qui. La ragazza cammina per giunta, rinunciando all'appoggio sull'anca (che può tornare utile quando non si ha la tracolla e si sta fermi) e nel camminare riesce a mantenere lo stesso tono piatto e monocorde, privo di qualsiasi sbalzo, che avrebbe se stesse cantando seduta immobile su una sedia con le braccia conserte. 

La sensazione straniante continua nella scena finale. La donna, infatti, percorre tutta la stanza fino ad arrivare ad una finestra dalla quale si scorge una persona in un'altra finestra, la quale si trova ad una distanza direttamente proporzionale al farti sembrare una donna se hai quel taglio di capelli. Lei, la cantante, rinuncia alla rima con la parola “fortissima” per dare del “bellissimo” al vicino che fino a quel momento ci era, per l'appunto, sembrato una donna. Lei comunque è la californiana Corinna Alden Steimle, lui il modello Marius Hordijk (ma, come abbiamo appena detto, se si fosse trattato di Lucia Annunziata non sarebbe stato un problema). 

Cercando sul web notizie e curiosità su questo spot ho notato che in molti parlano di una donna che canta una moderna serenata a suo marito. Francamente non capisco perchè una donna dovrebbe dedicare una serenata al marito dirimpettaio senza tra l'altro nessuna forma di amplificazione per poterla ascoltare. Tutto ciò per reclamizzare la nuova linea Morellato ispirata al mondo animale. 

Uno spot del quale al momento mi sfugge il link tra prodotto, donna cantante equilibrista, titolo della canzone e incerto stato civile dei due protagonisti. L'unica spiegazione che so darmi è che lo abbiano fatto tanto per fare uno spot perchè si sentivano un friccico nel core. 

Qui trovate il comunicato stampa ufficiale. Di seguito il video in questione e una foto di Alex Britti per mostrare come persino lui utilizzi la tracolla quando canta in piedi (restando oltretutto sul posto). 





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mercoledì 2 novembre 2011

LO SPUTO COL SANGUE. Che non è il titolo dell'ultima fiction con Gabriel Garko, ma lo spot di un dentifricio.

L'altro giorno, giunta alla fermata di Piazzale Flaminio, le porte dell'autobus si sono spalancate per mostrarmi un'affissione così candida da sembrare di porcellana. Infatti era l'immagine di un lavandino visto dall'alto con al centro lo scintillante buco dello scarico e, spostato un po' da una parte, uno scaracchio di dentifricio frammisto a sangue. È la nuova campagna Paradontax che da qualche giorno ci allieta anche in video e preferibilmente ad ore pasti. “Un’azione che definisce il nuovo posizionamento del prodotto attraverso un’immagine volutamente scioccante, che rompe gli schemi della comunicazione del segmento dentifrici, per smuovere il consumatore e metterlo in guardia sui pericoli del sanguinamento delle gengive, troppo spesso sottovalutati.” dice il comunicato su Pubblicità Italia. Aggiungono su ADVexpress: “Il filmato si apre con un fermo immagine: una scritta bianca su sfondo rosso, che richiama da subito uno dei colori principali del brand, e la voce fuori campo che recita se ti capita di vedere del sangue quando ti lavi i denti, c’è qualcosa che dovresti sapere. L’immagine che segue è quella che identifica immediatamente l’idea creativa alla base del filmato, ossia la differenza tra chi si prende cura delle proprie gengive con Parodontax e chi no: in sottofondo il suono di due persone che si lavano i denti in due lavandini messi a confronto: nel primo ci sono tracce di sangue nella schiuma del dentifricio, nel secondo no.” Nella schiuma del dentifricio? Nello SPUTO vorrai dire. O se preferisci nella schiuma di dentifricio sputata dalla bocca. Notevoli anche gli effetti sonori. La creatività è sviluppata globalmente da Grey Londra con adattamento in Italia di Grey Milano. Speriamo solo che quelli dell'Imodium non decidano di adoperare lo stesso approccio narrativo facendoci vedere due scarichi del cesso messi a confronto con dentro... e qui mi fermo. Sul web non ho trovato né il filmato né l'immagine della campagna Parodontax on air dal 23 Ottobre in Italia (forse lo disgusta pure al web). Ho trovato solo alcune campagne Parodontax di altri paesi che sono simili ma non proprio uguali, tipo questa reklama qui, ovviamente ancor più cruda di quella italiana, ma proprio per questo migliore e lo si vede dal fatto che si capisce chiaramente il messaggio pur non conoscendo questa strana lingua.
Tanto ormai lo sputo lo abbiamo visto e pure sentito, cosa potrà accadere di peggio? Tanto vale esagerare e farci salire l'angolo destro della bocca per colpa di un sorriso (almeno, questo è quello che succede a me quando viene sputato il dente). Vi segnalo invece questa bella campagna Parodontax di qualche anno fa realizzata dalla Grey di Budapest. Chè ogni tanto bisogna pure parlare bene di qualcosa, sopratutto se appartiene al passato ed accade in un posto lontano (e qui c'erano entrambi i presupposti).


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venerdì 21 ottobre 2011

Pausa caffè? No grazie, preferisco un intervallo.

Nel mondo reale le persone, nel corso della loro giornata lavorativa, usano prendersi ogni tanto una piccola pausa per allentare la tensione e svagarsi un po', magari vanno a farsi un caffè o a fumarsi una sigaretta. Nel mondo della pubblicità invece vanno a cambiarsi lo slip. Nello spot Intervallo Velo due donne lavorano alacremente alla creazione di una nuova collezione fashion, quando finalmente una delle due esclama un risolutivo e compiaciuto “Voilat!” seguito da un altrettanto risolutivo e compiaciuto “Vado a cambiarmi lo slip.” 
 
Mi sembra giusto scaricare un po' di stress con un sano e rilassante cambio di mutande, ma la domanda è: “Dove risiede la necessità di comunicare ai propri colleghi tale intenzione?”
Un po' di pudore? Un pizzico di vergogna nel valutare che gli altri magari potrebbero interpretare questa pratica come un'abitudine connessa a un qualche strano particolare problema fisiologico? 
Ma è evidente che in questo atelier non si pongono troppe domande, vista anche l'inspiegabile e incuriosita domanda dell'ingenua collega bionda: “E il vantaggio?”
Tale domanda infatti rende nota a tutti la scarsa attenzione della donna verso una questione da cui trae origine la stessa etimologia della parola “mutanda”, che indica appunto un qualcosa che va cambiato sovente. Subito dopo questo dubbio diventa certezza, allorchè la mora risponde con tono di rivelazione: “Lo slip fresco per tutto il giorno, tutti i giorni.” e di nuovo la bionda si tradisce senza far mistero alcuno del suo stupore ribattendo: “Tutti i giorni???”

A questo punto probabilmente la bionda si rende conto che qualcuno potrebbe pensar male di lei e adduce una scusa non molto plausibile: “Ma io ho la pelle molto delicata..”
Ed ecco che l'altra controbatte: “Intervallo è sicuro sulla pelle!”

È stato qui che mi si è accesa una lampadina e ho capito tutto. 
 
Si trattava solo di una subdola macchinazione da parte della mora per rendere edotta la bionda sulle normali e giuste pratiche igieniche del mondo civile. Come quando si regala un bagnoschiuma a una persona che riteniamo non si lavi abbastanza. Il tutto si conclude con la bionda che ha recepito il messaggio e con sguardo di intesa comunica alla sua mentore l'acquisita pratica corretta, mentre l'altra, soddisfatta e sollevata, si congratula con sé stessa per la macchinazione riuscita.
Alla luce di questa spiegazione lo spot assume tutto un altro senso, così come assumono senso gli sguardi e le parole della mora che con il suo fare suadente e fintamente spontaneo è riuscita a portare la collega sulla retta via, abile manipolatrice.


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martedì 11 ottobre 2011

LE DIMENSIONI (del font) SONO IMPORTANTI

Finalmente una comunicazione che ci riporta tutti alla realtà senza mezzi termini. Tutte queste stupende, bellissime e magrissime fotomodelle, attrici, veline, nuotatrici, ministre, consiglieri comunali... e noi a chiederci “ma ce lo avranno il mocciolo loro? O Dio le ha create senza? E qualche caccolina tra le dita dei piedi? Sapranno dell'esistenza del cerume? Conoscono la forfora? Vabbè la cellulite no. Quella no, magari no... Ma andranno al bagno come noi? Suderanno?" Elisabetta Canalis è la testimonial di questa campagna volta a farci sentire tutte delle vere donne proprio come lei, che è una donna vera esattamente come noi e a quanto pare ne va molto fiera. Tutto questo è encomiabile (seppur dovuto ad un troppo piccolo “for”).

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giovedì 29 settembre 2011

VERY IMPORTANT PAROLE

 La parola Usata denuncia la sua esclusione dal testo dell'ultimo spot Oral-b.
"La mia assenza rischia di creare un grosso equivoco e non intendo stare zitta!" ha dichiarato la parola, che pare sia stata depennata all'ultimo momento per ragioni di cronometraggio.
"Ero lì bella tranquilla tra il pronome Quella e la preposizione articolata Dai, quell'inetto di uno speaker non riusciva a stare nei 30 secondi, bisognava sacrificare qualcuno e chi decidono di fare fuori? Me! Eppure c'erano altre parole molto meno importanti e la cui assenza non si sarebbe nemmeno notata. Per esempio quella lì, che qui è pure fuori luogo, Esclusiva o lo scontato e ormai noto Elettrico, magari entrambi visto che non sono che due superflui aggettivi. Tutto ciò è inaccettabile. Non posso credere di essere stata trattata come un aggettivo cui si può rinunciare e non voglio nemmeno pensare di essere stata confusa con la mia ominima, Usata, che spesso si accompagna a parole come Macchina e cose così. Lei sì che è un aggettivo, ma io sono un participio passato e discendo da un verbo transitivo! Sono stanca dei raccomandati, di tutte queste "buone parole" infilate qua e là dove capita. E sono stufa dell'ignoranza che abbonda in questo campo. Stavolta reagirò."
La parola ha infine annunciato la sua intenzione di prendere presto contatti con l'associazione nazionale dei dentisti dal momento che la sua esclusione dallo spot ha provocato la conseguente definizione degli stessi come di una categoria di testina".

Ecco lo spot incriminato




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lunedì 26 settembre 2011

LE METAMORFOSI DI OLIVIO

Lo scorso carnevale Oliviero Toscani si recava in un negozo di cinesi in cerca di alcune brutte teste di animali per la campagna Almo Nature (ne ho parlato qui, leggete e comprendetene tutti). 

Ecco come si svolsero i fatti: 
 
Cinese: “Ecco pellei teste di animali: tolo, pecola, polco, gallo....”

Toscani: “No guardi, queste non vanno bene, a me servono delle teste di animali domestici, capito? Cani, gatti...”

Cinese: “Ah, capito capito. Ma pel animali domestici non ho teste. Solo maschele. Maschele bellissime. Con queste fai bellissime foto.” 
 
Toscani: “No, le maschere no... mamma mia quanto sono cheap, che orrore. Vabbè ormai l'idea è venduta. Ok mi hai convinto.” 
 
Cinese: “Signol Olivielo, plendi anche queste teste di tolo, pecola, polco e gallo... Bellissime!”

Toscani: “Ma no! Quelle no, non mi servono... Che ci faccio?” 
 
Cinese: “Altla foto?” 
 
E fu così che nacque la nuova campanga Relish per la collezione autunno-inverno 2011: 4 corpi nudi, muscolosi e di due o tre colori diversi che toccano un po' una ragazza, con un vestito che per non dire che è brutto dirò che non mi piace, dando vita ad un'immagine provocatoria che visto che non si capisce bene cosa voglia effettivamente pubblicizzare allora forse mi sa che è tipo un acquisto sbagliato al negozio dei cinesi. 
 
Dice il comunicato stampa che annuncia l'uscita della campagna: “Questa immagine è dedicata a tutte quelle donne che pensano che gli uomini sono degli animali!”
A me sembra che questo marchio voglia invece rivolgersi a quelle donne che passano le loro giornate escogitando il miglior modo per agghindarsi in una guisa tale da far imporcilire gli uomini, per poi bearsene tra sé e sé.


A parte questo, guardando iersera passando per strada l'onnipresente affissione pensavo: “Non è possibile. Lo ha fatto di nuovo. Come hanno potuto permetterglielo il nuovo cliente, il vecchio cliente e la sua coscienza interiore?”
Incredibile ma vero. La campagna è realizzata da Oliviero Toscani che a distanza di pochi mesi ci rifila, oltre all'ormai obsoleto approccio provocatorio gratuito e scollegato dal prodotto, lo stesso atteggiamento, lo stesso effetto, le stesse luci, la stessa composizione, le stesse facce di cartapesta su corpi nudi e lo stesso concetto (siamo come gli animali) più o meno così com'è traslandolo dal cibo per i cani ai vestiti da donna. Rimaniamo in attesa del detersivo per il cesso (c'è sempre Anitra wc). Ah scusate, è cambiato lo sfondo, questo sì. Operazione senza eguali, quella appena compiuta, che sfida il copyright di sé stesso, il vecchio e il nuovo cliente e l'intelligenza dei consumatori (o forse dovrei dire consuma tori, vista tutta questa ossessione per le bestie). 
 
Come non pensare a quegli attempati titolari di agenzie che ciclicamente ripropongono le loro “idee” obbligando i loro copy e art a renderle delle proposte creative? Ricordo un mio vecchio capo che amava trastullarsi con +, -, positivo, negativo, less is more e tutti i suoi derivati e un altro vecchio capo che ogni tre mesi ritirava fuori l'idea di un visual con un maialino-salvadanaio gonfiabile. Quest'ultimo soleva anche ripetere che la creatività dura al massimo 15 anni e mi sa che aveva proprio ragione. Tutta la mia solidarietà e compassione a coloro che lavorano alacremente cercando di far quadrare questi cerchi alla testa. Vi prego, se qualcuno tra voi ha avuto simili esperienze, di scriverlo nei commenti a questo post in modo che possiate ricevere la vostra dose di pietà. 

Per concludere, visto che nell'altro post consigliavo a Toscani di stare calmo, in questo decido di assecondare la sua passione suggerendogli di stare manzo, augurandogli al contempo di essere presto ingaggiato da Chanteclair il gallo del pulito, dal pennello cinghiale o da una ditta di arrosticini di pecora abbruzzesi, in modo da poter realizzare altre due o tre campagne con le suddette teste e ammortizzare così del tutto la spesa dal cinese.

*per completezza aggiungo la precedente e discussa campagna di Relish realizzata dall'agenzia F&P Friends, che mi sembra confermare la mia interpretazione sul tipo di donna che questo brand intende invogliare.



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martedì 20 settembre 2011

DOVE, INDOVE, 'NDO.

Dove ha sempre puntato sul potere immedesimante di una schietta normalità vera e sincera: fianchi larghi, taglie umane, un pizzico di cellulite e rughe q.b. La ragazza dell'ultimo spot è una semplice e bella ragazza qualunque, così come semplice e bella è la sua dizione, verace e popolare. Non critico la scelta e la ragazza mi è anche simpatica, ma devo ammettere che ogni volta che vedo questo spot non posso non pensare a Manzoni che si lega un masso alla caviglia con i panni lavati in Arno e si toglie la vita gettandosi nel suddetto fiume e ad Alberto Manzi, storico presentatore della mitica trasmissione Non è mai troppo tardi, che spacca a testate l'ardesia della sua lavagna. 
 
- Io sono un'inszegnante di danZa moderna e quindi brobrio per questo sto a contatto con molte perszonee. Con il lavoro che faccio a sudare sudo, mi devo mantenere fresca e pulida tutto il giorno. Mi piasce il deodorante Dove ah eh eh. Lo metto e poi sono sigura che comunque mi gobre tutta la giornada. La pelle è morbida e idradata. Eh proprio metto il deodorante la mattina e poi “Ciao” non ci penszo più! -



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venerdì 5 agosto 2011

CASE DA INCUBO, GENTE DI CACCA. OLIO DI GOMITO, SENSO DI VOMITO.


Esiste gente schifosa a questo mondo. Ciò risulta evidente guardando il nuovo disgustoso programma in onda su Lei (canale 127 di Sky) Case da incubo. Se già conoscete Cucine da incubo allora più o meno sapete di cosa sto parlando, altrimenti potete immaginarlo. L'uno parla di case e l'altro di ristoranti, da incubo appunto, ossia: sozzi, sudici, lerci, maleodoranti e dannosi per la salute umana, di quella di eventuali animali domestici e forse financo di quella degli stessi germi e batteri che hanno reso insani questi luoghi.


Ora, finchè la cosa riguarda un ristorante, quindi la furba strategia di proprietari che puntano al guadagno servendo ai propri clienti zuppe di botulino e fritture di salmonella tutto ciò, seppur deprecabile, ha quantomeno una spiegazione: la tirchieria e stupidità di ristoratori che preferiscono rischiare la chiusura o avere un morto sulla coscienza pur di risparmiare con cibi avariati e cuochi inetti. Il ristoratore porta avanti questa filosofia finchè non arriva il giorno in cui, non vedendo entrare più nessun cliente goloso di muffa, decide di prendere provvedimenti. In questo caso il provvedimento si chiama Gordon Ramsay, l'incubo di ogni cucina da incubo. Lui arriva e tra un “damned” e un “fuck”, un “fai schifo” e un “mi fai pena”, detta le regole dell'igiene e della qualità, crea un nuovo menù, fa piangere due o tre persone, riammoderna il ristorante e dacchè odiava tutti vuole bene a tutti che dacchè lo detestavano gli vogliono tutti bene. Praticamente colui che ha ispirato la nuova vena antipatica di Enzo Miccio (Ma come ti vesti), che però non dicendo le parolacce proprio non ce la fa a risultare quell'amabile stronzo che non puoi fare a meno di adorare che invece è Gordon.

Ma quando si parla di case e cioè del posto in cui si vive, il posto in cui ci si dovrebbe riposare, il posto in cui si torna dopo una giornata di lavoro... allora tutto ciò risulta privo di senso nonché inverosimile. In “Case da incubo” ci vengono mostrate delle persone che abitano case che non vengono pulite da anni finchè ad un certo punto qualche parente, troppo schifato per rimanere indifferente, chiama le paladine della pulizia Kim e Aggie, due signore attempate che agghindate con guanti di gomma e piume di spruzzo cominciano ad ispezionare strati ti polvere, croste di guano, laghi di melma e ad odorare cuscini stantii, scarichi stagnanti e resti di cibo risalenti al '600. Tutto questo lo fanno ripetendo schifate "Oh my God" e dicendo che proprio non ce la fanno, mentre invece continuano a farlo.

Questo programma parla di esseri immondi che quando tornano alla sera si siedono su divani di monnezza, circondati da cuscini di polvere, avvolti in plaid di peli di cane e guardano film ambientati in luoghi nebbiosi (non capendo che quell'onnipresente atmosfera malinconica è dovuta allo strato di polvere depositatosi sullo schermo del loro televosore). Ad una famiglia hanno persino trovato un topo morto in un cassetto della cucina e sto deliberatamente evitando di parlare dei bagni e dei relativi mefistofelici commenti su zona tazza ed aree limitrofe. C'è chi pensa che tutto ciò sia finto, ma c'è da dire che ne accadono di cose contro natura in questo vecchio pazzo mondo e così come esistono i necrofili, c'è gente capace di uccidere i genitori e c'è chi gli piace Al Bano, non vedo perchè non possano esistere persone tanto pigre e forti di stomaco da poter vivere tranquillamente in un letamaio.

Le due signore, aiutate da una squadra di esperti pulitori, dispensano utili consigli su come togliere macchie impossibili con efficaci rimedi casalinghi, tipo succo di limone, dentifricio, ketchup, bicarbonato, aceto e sale. Inoltre fanno analizzare in laboratorio campioni di schifo per poi stilare la lista delle malattie che potrebbero subentrare in un individuo che vive in questi luoghi infestati da larve, tarme, acari e batteri di ogni tipo. 

Ma la cosa più raccapricciante di tutte è il fatto che queste persone orrende siano tutte, indistintamente, portatori insani di moquette. Moquette ovunque. Moquette in bagno per Diana! Questa sì che è una cosa che mi fa dubitare sulla veridicità del programma. Invece di sfruttare il loro ruolo di paladine della pulizia per estirpare questo male insanabile della società, la moquette, non appena la vedono, Kim e Aggie si prendono la briga di spiegare a questa gente come va pulita. Ma diamine! Ma cosa glielo insegni a fare come si pulisce la moquette... è una enorme inutile fatica persino per una persona normale, figuriamoci per gente con questi disturbi. Ma che differenza c'è tra la polvere e la moquette? Che differenza c'è tra la moquette e i peli di cane? È sempre roba spugnosa che assorbe ogni cosa e per quanto potrai essere in grado di tenerla pulita essa non lo sarà mai completamente e con gli anni, giorno dopo giorno, saprai che se un tot di sporco sarai riuscita a toglierlo un altro tot si sarà annidato in essa per sempre. Siamo nel 2011 e la moquette andrebbe bandita quanto l'ethernit e l'amianto, lasciarla in casa di questa gente equivale a trovare un terrorista con una bomba e invece di togliergliela subito stargli a spiegare come si disinnesca. Ma secondo voi lo farà? Bah.
 
Eccovi un estratto della puntata col topo 



Questa invece ve la metto perchè c'è un uomo che sembra proprio tanto una donna e poi quando parla ti lascia di sasso perchè tu ti aspettavi la voce di una donna e invece capisci che è semplicemente un uomo con uno strano taglio di capelli


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lunedì 18 luglio 2011

DALLA SPADA NELLA ROCCIA AL CALCARE NELLA DOCCIA

 C'era una volta la spada nella roccia, oggi invece c'è un pentolone magico incrostato che necessita di essere pulito e per chi riuscirà a riportarlo agli antichi splendori c'è un trono in palio. Prodi cavalieri si prodigano nell'impresa prodigiosa ma tutti falliscono miseramente e, sotto l'enorme pressione dell'arduo compito, crollano psicologicamente e si adirano oltremodo scagliando con veemenza contro il muro i loro flaconi di inetti detergenti. Ma eccolo arrivare, l'immagine è quella del cavaliere dalla rifulgente armatura in sella al suo bianco destriero che fiero sventola la sua criniera. Egli entra trionfante nel castello e sfodera Excalibur! Cioè no volevo dire Cif, sfodera il Cif. Ed eccolo che con poche ed abili mosse lo vediamo trionfare su ogni sozzura e riportare a nuova vita il prezioso e antico pentolone, incurante delle ossidazioni, delle muffe e di ogni cosiderazione sulle problematiche relative ai moderni concetti di restauro e conservazione. Il cavaliere, gasato dal suo successo, si esibisce in una dimostrazione di pulizia marziale che stordisce i presenti e igienizza il castello, prima di essere finalmente incoronato... Regina. Ah! Ebbene sì! Proprio una donna è l'artefice di cotanto lindore, che rivoluzione!
E loro, uomini incapaci che in questa sfida hanno dimostrato tutta la loro innegabile inferiorità, è bene che mai più si avvicinino a un prodotto per pulire e, visto che non sono nemmeno in grado di sceglierli, che siano banditi anche da tutti i supermercati del regno! E che mai più osino prendere in mano uno straccio o una spugnetta, quella della strofinatura è una nobile arte che non si improvvisa e richiede anni di pratica e allenamanto, loro non sono degni di esercitarla. Solo lei, la donna, è stata l'unica e sola capace di trionfare su germi, batteri e incrostazioni. Essa ha dimostrato la sua superiorità combattendo ad armi pari con gli uomini e si è così conquistata una corona di bigodini e uno scettro con setole sintetiche che nessuno potrà mai toglierle. Essa solo avrà il diritto di pulire e di regnare incontrastata su fuochi, piastrelle e sanitari. Loro, gli uomini, non sanno farlo, non possono, non devono! Tienlo bene a mente, bella bambina che con gli occhioni sgranati guardi questo mini cartone animato ambientato in un passato remoto che racconta il futuro dei tuoi sogni. Ed anche tu bel bambino rimembra, quando sarai grande lascia che la donna sia la sola padrona del suo regno e non osare mai provare a toglierle questo primato. Tu lavorerai con sudore e salverai il mondo grazie al potere della tua busta paga e lei partorirà con dolore e farà l'acqua frizzante grazie ad un aggeggio comprato da qualche parte.


Premetto che la mia non è mai stata un'indole particolarmente femminista e che a me cucinare rende felice e spesso pulire e riordinare mi rilassa persino; ma c'è anche da dire che entrambe le cose le faccio per non mangiare cartone e per non vivere in una caotica discarica e il fatto che mi vengano a raccontare che questo status quo ha avuto origine in un mondo in cui le donne erano prodi cavalieri proprio al pari degli uomini finchè una di loro, ostinata e competitiva, non ha deciso di trionfare sull'altro sesso nella sfida del pentolone conquistandosi la carica di Regina della Casa, praticamente equivale a dire che siamo 'na manica de sceme.

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venerdì 15 luglio 2011

Mamma son tanto felice... perchè fai l'acqua frizzante

La mia è una famiglia davvero speciale: mio padre è Superman ed ogni giorno salva il mondo grazie al potere della sua busta paga, mia sorella è una spia della CIA e je piace tanto chiacchierà e mia mamma fa l'acqua frizzante. Però bisogna essere onesti, mentre mio padre e mia sorella qualche qualità ce l'hanno (l'uno la fretta, l'altra il non sapersi tenere un cecio in bocca), mia mamma l'acqua frizzante la fa grazie ad un aggeggio che ha comprato non so dove. Quando la guardo sorrido perchè penso a quell'arpia di mia sorella e mi dico: “Parla quanto te pare al tuo beneamato telefono, tanto in un futuro non troppo lontano, quando agli amici tuoi gli avrai fatto due orecchie così, ti ritroverai pure te a fare l'idrolitina."


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mercoledì 13 luglio 2011

LA VISIONE È CONSIGLIATA AD UN PUBBLICO STRANIERO

Tanto per concludere il discorso... Esiste qualcosa di più orritante (che non è un errore ma proprio la crasi di due parole) dello spot Vivident Blast 2011 in onda a tutte le ore su tutti i canali d'Italia? Certo che esiste. È quello che va in onda su tutti i canali del resto del mondo. Amo questo paese, a volte la censura è davvero un'ottima cosa. Ecco a voi la versione originale e non epurata dalle ingerenze della Chiesa dello spot. Vomitate con cautela.



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mercoledì 6 luglio 2011

Un creativo si è fatto una canna e c'è chi grida al miracolo



Mi scuso in anticipo, ma oggi mi vedo costretta ad utilizzare una serie di maleparole, cosa che in genere non amo fare, a puro scopo esplicativo.

Esiste, nel mondo dei creativi della comunicazione, una ben collaudata tecnica per valutare l'efficacia o meno di un messaggio pubblicitario. È la famosa tecnica del “mecojoni” e dello “sticazzi” (mi scuso ancora.) Ecco come funziona: si ripete ad alta voce il messaggio della campagna che si sta elaborando, se in conclusione di esso viene spontaneo esclamare “mecojoni!” allora vuol dire che il messaggio funziona; se invece, altrettanto naturalmente, la conclusione di gran lunga migliore risulta essere uno “sticazzi...”, allora significa che il messaggio in questione non è poi così interessante. Si badi bene che lo “sticazzi” va inteso nel senso romano del termine e cioè come un “e chi se ne frega. Tutto ciò mi scivola addosso come se mi fossi deterso di olii a mo' di un atleta dell'antica grecia!” e non nel senso milanese in cui “sticazzi” viene invece più spesso adoperato proprio come il nostro “mecojoni”. Detto ciò facciamo un esempio pratico:
Volkswagen. Das Auto.” - “Mecojoni!”;
Gran Soleil. Delizia il palato, favorisce la digestione.” - “Eh sticazzi!” 

Questa premessa era d'obbligo dal momento che sento il bisogno di denigrare uno spot che ogni qualvolta che si conclude mi strappa dai pensieri naturalmente e senza sforzo un grande, sonoro ed enorme “sticazzi”, frammisto a un vago senso di indignazione ed odio nei confronti del genere umano.
 
Eppure ho scoperto con enorme sdegno, incredulità e amarezza, che tale spot pare invece essere acclamato da una coro di “mecojoni”. Lo confermano la sua presenza tra i video più visti di YouTube, il 3° posto come video più condiviso su Facebook nel mese di giugno e le 41.664 persone a cui piace la pagina “Sono una marionetta IA IA OHHH!”.

Smettiamo per un momento di chiederci chi sono quelli che votano Berlusconi e cerchiamo invece di capire perchè esistono persone che osannano questo spot ed asseriscono di non riuscire a smettere di ridere quando lo vedono. 
 
Sto parlando dell'ultima pubblicità della famosa marca di gomme il cui nome richiama alla mente la grande vitalità degli organi addetti alla masticazione che abbiamo infissi nelle mascelle. Cercando in rete notizie e opinioni a riguardo, ho trovato un larghissimo e preoccupante abuso della parola “geniale”, ma fortunatamente anche un assai frequente uso del termine “orrendo". Personalmente il contenuto dello spot è per me spiacevole quasi quanto il ripieno del confettto. Così come spiacevole è leggere gli entusiastici commenti su YouTube e sulla pagina di Facebook, da far venire i brividi.

Si, come no, vabbè, il nonsense e la comicità demenziale, che sappiamo bene cosa sono e che mi sembra altamente offensivo mettermi a spiegare, ma francamente io qui vedo molto di demenziale e nulla, ma proprio nulla di comico. A chi dice che in giro c'è di molto peggio, vorrei rispondere che il molto che c'è di peggio non ha però la velleità di apparire “fico”, “fuori dagli schemi” o “di rottura” come questo chiaramente vorrebbe. C'è poi chi dice “almeno è originale, diverso dal solito!” e a questi potrei rspondere con fiumi di parole e valanghe di link, ma mi limiterò a questi due:
 

C'è poi persino qualcuno secondo cui addiruttura questo spot 
“è riuscito a sovvertire il flusso dinamico virale, spostando l’ideavirus dalla TV alla rete (...) Lo spot non strappa più che un sorriso ad una prima impressione. Se invece ci fermiamo ad analizzarne lo script, ci accorgiamo che c’è un meme virale, di tipo testuale. La locuzione “C’è una cosa che devo dirti. Non sono… Sono… ha un connotato virale che sta nella sua facilità di reinterpretazione e personalizzazione immediata da parte degli utenti, che hanno infatti creato una pagina fan davvero molto fortunata, alimentata tuttora in modo autonomo dagli utenti. Questo spot è forse il miglior esempio di contenuto virale made-in-tv degli ultimi tempi. Tutti in pratica si prodigano a “rivelare qualcosa di sé”, o a trovare battute più o meno riuscite.”1
 
Ideavirus... Flusso dinamico virale... Raggio fotonico.... A me sembra un caro vecchio e semplicissimo tormentone (tra i più stupidi degli ultimi 150 anni oltreutto). Il fatto che poi oggi esista Facebook non fa che offrirgli un canale in più per diffondersi e frantumarceli a dovere. 
 
La triste verità è che, tra Raffaella Carrà che annuncia i risultati delle analisi del sangue nello show del colesterolo e le goccioline danzanti ururusarara, c'è una puntata di Cico e Paco che probabilmente i regazzetti tra gli oltre 40.000 iscritti alla pagina non hanno nemmeno mai visto in vita loro. La verità è che siamo talmente assuefatti alla Ferilli di “beatochiseofà il sofà” che vediamo un'idea (sia pure riciclata e peggiorata) e la scambiamo per genio puro. Certo che quando si combatte contro “Brava Giovanna” è facile far parlare di sé con un uomo con le tette e una marionetta che enuncia sé stessa ragliando sulle note di “nella vecchia fattoria”. Vi piace vincere facile eh? È proprio vero: il sonno della ragione genera mostri e noi stiamo diventando mostruosamente stupidi e sempre più facilmente accontentabili. Si, certo, lo so bene, l'importante è che se ne parli. Allora complimenti vivissimi ai creativi e all'azienda, non discuto il loro successo. Inorridisco però constatando che il target sia quello dei giovanissimi e che, ahimè, basti uno spot come questo per centrarlo in pieno.
1 http://www.ilovegreen.it/viral-marketing-2/case-study-vivident-blast-le-marionette-e-il-virus-della-replicabilita/


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lunedì 23 maggio 2011

DI MILO IN PEGGIO. L'Infante sul 2.

Milo, un nome che mi fa pensare a un gatto o ai due cuori per la pallavolo “Mila e Shiro” che quasi tutti abbiamo, almeno una volta nella vita, chiamato erroneamente “Milo e Shira”.
Un nome... ed una faccia, ultimamente sempre più color carloconti con la differenza che il color carloconti, che Carlo Conti ha faticosamente ottenuto sotto l'influsso di ripetute lampade, sul Milo viene riprodotto attraverso una mistura di fondotinta, fard e terra rossa campodatennis che lo rendono un incrocio tra il cadavere truccato di Week end con il morto e un maestro di sci della Val Gardena.
Una faccia... e le sue grandi narici che si dilatano con soddisfazione ogni qualvolta emette frasi illuminanti o toccanti o sorprendenti e lo sottolinea scuotendo un poco il capo come a dire: “Noooo? Non vi sembra anche a voi? E' chiaro che se Michele è uscito di casa alle 13 e 27 non può aver avuto il tempo di comprare il pane, mettere l'acqua sul fuoco, calare 1Kg di pasta, dei quali 950 grammi per la moglie e la figlia e 50 per lui, sparecchiare, lavare i piatti, asciugarli e poi riposarsi sulla sedia a sdraio della cucina su cui pare dormisse anche di notte... No? Non sembra anche a voi? Altrimenti dobbiamo pensare che tutto quello che abbiamo detto fino ad ora non sono altro che mere illazioni fondate sul nulla dette tanto per chiacchierare da gente che viene qui perché non ha voglia di lavorare.”
Come è potuto accadere, mi domando, che questo ex uomo qualunque, anche un po' impacciato, abbia potuto trasformarsi in questa figura mitologica metà conduttore e metà PM dal volto rovente paonazzo, che annienta i suoi rivali spruzzando fumo dalle sue enormi narici come un novello Drago Pulisan? Con spietata veemenza egli sovrasta la voce dei suoi inviati e dei suoi ospiti aumentando gradualmente e inesorabilmente il volume e la velocità del fraseggio, incurante di loro e del pubblico a casa che a stento riesce a decifrare il discorso. Auguriamoci poi che non accadano inghippi o inconvenienti durante la diretta, altrimenti Il Milo, ove altri si limiterebbero a scusarsi e proseguire, manifesterebbe tutta la sua insofferenza verso chi lavora dietro le quinte con acide frecciate volte a far intendere che in fondo la trasmissione potrebbe portarla avanti tranquillamente da solo, invece di lavorare circondato da incompetenti e ritardati.
Tale mostro mediatico trae nutrimento dalle disgrazie e sofferenze altrui, in particolare va ghiotto di sparizioni e ritrovamenti di cadaveri. Egli trae forza e nuova linfa ad ogni nuovo particolare svelato, interrogatorio trapelato, intercettazione ambientale intercettata ed ogni qualvolta viene pronunciata la parola “DNA”. Così accade che egli si fomenti e che inebriatosi della sua stessa esaltazione finisca col confondere nomi di vittime e presunti carnefici e allora lo sentiamo chiamare Sara Sabrina e Sabrina Sara (d'altra parte entrambi i nomi cominciano per “Sa”) e poi Sara Yara e Yara Sara (perché, sai com'è, tutti e due finiscono per “ara”) e nessuno gli dice niente, tanto chi se ne frega, se semo capiti lo stesso.
A dargli manforte una folta schiera di esperti in disgrazie e un esercito di nientologi di spicco: il direttore di giornale attempato, il direttore di giornale giovane, la psicologa bella, la psicologa brutta e la moglie di Collovati, regina del buon senso e del “è così che si vive, che si pensa e che si fa: ossia come facciamo io e mio marito.” Tale Milomutazione è avvenuta in concomitanza con la mutazione di tutta la prima parte del pomeriggio di Rai2 che d'un tratto si è trasformato in Chi l'ha visto.
Ringraziamo il cielo che nella seconda parte, quando Milo finito il suo spazio si chiude in camerino a cibarsi di carne umana, subentra la bravissima Caterina Balivo. Degna discepola della D'Urso, dalla quale ha appreso le due mosse segrete per trasformarsi all'occorrenza in donna dalla sensibilità spiccata (ossia l'arte di far convergere le sopracciglia e quella di scoprire l'arcata dentale inferiore), essa completa il pubblico servizio portando finalmente nelle nostre case un serio e preparato professionista che parla con gli angeli.
E così, subito dopo pranzo, impariamo quanti minuti occorrono per soffocare qualcuno e, all'ora del caffè, come comunicare con questo qualcuno una volta morto. D'altra parte la vita non è fatta solo di referendum sul nucleare, elezioni amministrative e bollette da pagare, esiste anche la morte violenta ed è giusto ricordarlo.


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martedì 17 maggio 2011

CHE BRUTTE TESTE GATTO


Oliviero Toscani come Vasco Rossi: l'uno, nonostante scriva canzoni dal testo “eh beh, eh già, vabbè, più su, più giù, son qua...”, continua ancora ad essere condiviso su facebook (tra l'altro ascoltando il suo ultimo singolo, dal discutibile titolo Manifesto futurista della nuova umanità, avrete come la sensazione che qualcuno vi stia infilando un cavatappi nelle orecchie per stapparvi il cervello); l'altro va dai cinesi a carnevale, compra quattro maschere brutte, le mette a 4 corpi nudi, tisici, di due o tre colori diversi, che si toccano anche un po' e ha dato vita ad un'immagine provocatoria che visto che non si capisce bene cosa voglia effettivamente pubblicizzare allora forse mi sa che è tipo arte.
La verità è che non si può partire da un “per te”, “non te lo aspettavi eh”, “eccola qua”, “chi lo sa”, “eeeeeeeeeee”, “ehi?... ooh Toffee.” e arrivare ad una serie di parole o versi (e non intendo poetici), di al massimo due sillabe, possibilmente accentati sull'ultima vocale, da utilizzare indistintamente per tutta l'ultima parte della propria carriera.
A maggior ragione, non si può decidere di fondare l'immagine di una marca di abbigliamento su fotografie d'autore dal tono provocatorio, atte a stupire e far riflettere su temi scottanti che poco e niente hanno a che vedere con l'abbigliamento o la marca in sé, e decidere di declinare questa strategia (all'epoca vincente, originale e innovativa) più o meno così com'è, un po' su tutto, dal detersivo per il cesso al cibo per i cani.
Senza considerare la discutibile scelta che fa molto “volantino che pubblicizza la ferramenta qua sotto”, ossia quella raccapricciante aggiunta di una lettera (preferibilmente di altra font e altro colore in modo che si capisca bene, ma proprio bene bene) affinché una parola diventi una sorta di neologismo/parola composta al cui interno risulti il nome della marca in questione. Sui puntini di sospensione poi... sospendo il giudizio.
Per cui scherza Toscani, ma non toccare i cani e, visto che il troppo stroppia e “aLmore” is too much, con l'aggiunta delle lettere ti consiglio di stare calmo...


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mercoledì 4 maggio 2011

EH BRAVA GIOVANNA, CARA LA NOSTRA PENNELLESSA

Ormai lo conosciamo da anni, il viscido marito in vestaglia che si affaccia nel signoril terrazzo per supervisionare la consorte che, aiutata da Giovanna, vernicia allegramente di un incomprensibile verde una gigantesca gabbia per uccelli (ops, chiedo scusa).
Con lei la Giovanna, arrampicata su di essa con un piede solo e la gambetta piegata all'indietro, comodamente vestita in tenuta da lavoro (ossia crestina, reggicalze e deretano), risponde con lo sguardo ammiccante all'intelligente domanda di lui: “Cosa state facendo?”
(E che non lo vedi? Te sei svegliato mo, guarda che qui è già da ore che si è in piena attività!)
Sto verniciando (vestita di seta bianca e con le perle al collo) e Giovanna (la ragazza che l'altra notte hai tolto dalla strada per offrirle un lavoro onesto in casa nostra) mi aiuta.”
Giovanna fa un birichino e pericolosissimo cenno di saluto con il capo che potrebbe farla irrimediabilmente sbilanciare. Lui la guarda e colpito le dice: “Brava Giovanna (che vernici)” e poi ripete: “brava (che sei riuscita a non cadere, nonostante quel birichino cenno di saluto con il capo).”
Poi la moglie sorride ammiccante al marito, che sorride ammiccante a Giovanna, che sorride ammiccante portandosi un dito alla bocca (certamente per controbilanciare il peso della sua precaria postura e non per ammiccare ulteriormente a chicchessia, come potrebbero pensare i maliziosi).
Il tutto si conclude dunque con gli sguardi e i sorrisi ammiccanti dei tre, che nel frattempo si interrogano su quanto ancora ci vorrà perché il Fernovus si asciughi, permettendo loro di utilizzare la maxi-gabbia per le acrobazie sessuali di cui di lì a poco saranno protagonisti.

Ma il mondo di oggi cambia in fretta e se un'azienda vuole restare al passo con i tempi anche gli spot devono cambiare.
Oggi la signora ha capito che verniciare non fa per lei, per cui si limita a guardare gli altri che lo fanno, mentre lei è intenta a sorseggiare il suo caffè e ad indossare le perle. Il marito vestaiolo, terminata la carriera di alzatore di sopracciglia, ormai non è che una voce proveniente dalla camera da letto, dove passa le giornate a vegetare in preda alla nostalgia del passato e a domandare insistentemente, come un disco rotto, se “è tornata Giovanna”. La moglie, paziente, gli dà sempre la medesima risposta: “Certo, sta verniciando.”
La signora, con il marito ridotto in questo stato e avendo capito che oltre a Giovanna ci sono anche tanti bravi giovinotti assai abili con il pennello (ops... chiedo scusa), ne ha assoldati ben due.
Ma la Giovanna anche si è evoluta, infatti, oltre ad aver subìto un trapianto di faccia e capelli, ha anche intelligentemente capito che per determinate mansioni è più opportuno indossare nu jeans, na majietta e le scarpe antinfortunistica. La ragazza, aiutata dai due aitanti giovinotti, vernicia il cancello della signoril magione sorridendo ammiccante a destra, a sinistra, in alto, in basso, fino a creare una danza al suono del jingle “Brava giovanna, bravaaaa” in cui, in una specie di quadriglia, Giovanna e la signora sfilano ammiccanti, trionfanti e sorridenti tra i due baldi e riverenti giovini (N.B. quello a destra). Tutto questo mentre i quattro aspettano che il Fernovus si asciughi, permettendo loro di utilizzare il cancello per le nuove acrobazie sessuali di cui saranno di lì a poco protagonisti, eccezion fatta per l'ignaro marito vaneggiante, che dalla sua stanza continuerà a chiedere, senza peraltro ricevere risposta, se è tornata Giovanna.
È evidente la grande sensibilità del signor Saratoga nei confronti di importanti questioni come la parità dei sessi o le nuove tipologie di famiglie allargate e “alternative” di oggi. Siamo infatti passati da una Giovanna cameriera sexy a una Giovanna tuttofare in hot pants. Sopratutto, siamo passati da un normalissimo, ma piuttosto retrogrado, menage a trois a una relazione specchio della libertà dei tempi moderni, in cui la moglie lascia perdere il marito per intrattenersi con Giovanna e i giovanotti, in un equilibrato e politicamente assai più corretto 2 contro 2.


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venerdì 22 aprile 2011

PER UN SORRISO AL CENTRO DELLA SCEMA

Torniamo a parlare di dentifrici e nello specifico di quella nota marca che conosciamo tutti dall'Abaco allo Zuzzurellone.
Stavolta è la bellezza corretta in più punti di Martina Colombari a guidarci per mano nel mondo dell'igiene orale. Nello spot la donna, famosa ex Miss Italia, fidanzata di Alberto Tomba, pioniera delle sopracciglia decupate e moglie di Billy Costacurta, si finge un'attrice che si finge un'attrice che si finge una sposa preoccupata, oltre che della situazione in Libia e del referendum del 12 giugno, anche e soprattutto del candore dei suoi denti. Infatti, se questi non risultassero abbastanza bianchi potrebbero rivelare al mondo che il suo vestito pur essendo avorio è comunque più bianco di loro.

Gli esperti hanno valutato che, se fosse resa nota una tale verità, uno sbuffo simultaneo, come quello della Colombari nello spot, potrebbe coinvolgere l'intera popolazione mondiale provocando una corrente anomala in grado di generare, in diverse parti del pianeta, uragani e tsunami che poi altro che centro della scena, qua non ci sarebbe proprio più nemmeno la scena.

Quindi, se fra di voi c'è qualcuno che, guardando questo spot, ha pensato che una persona con dei problemi seri potrebbe innervosirsi vedendo questa donna che sbuffa e storce il naso perché i suoi denti non sono abbastanza bianchi, questo qualcuno è persona piccola, egoista e superficiale, che non ha capito che il candore del sorriso di Martina è in effetti un problema che ci coinvolge tutti.

Per scongiurare la catastrofe c'è un altro vecchio dentifricio dall'avanguartistico nome. E qui apro una piccola parentesi per dire che se Avatar ha avuto un merito è stato quello di insegnarci che aggiungendo il 3D alla più banale delle formule puoi davvero evitare di preoccuparti di tutto il resto. Questo "nuovo" dentifricio è in grado di sbiancare in sole due settimane quel tanto che basta per far risultare i denti bianchi e il vestito avorio e non il contrario e nel farlo sbiancherà i denti non solo davanti, ma anche dietro e sui lati (questo l'astuto stratagemma escogitato per giustificare l'aggiunta della fortunata particella “3D” che doveva pur avere un senso) e che importa se certi punti non te li vede che il dentista.

Un dentifricio ci salverà, Martina potrà ballare il bughi bughi, camminare tra orde di estimatori acclamanti e avere il suo sorriso al centro della scena, la scema.


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domenica 27 marzo 2011

L'ACQUA È POCA, LO SHAMPOO SCARSEGGIA E IL CAPELLO NON GALLEGGIA.

In una prestigiosa SPA abbiamo sostituito i loro prodotti per capelli con Pantene. Ecco come hanno reagito le clienti quando abbiamo svelato loro questo segreto:
Cliente n°1: «Desidero parlare immediatamente con il direttore.»
Cliente n°2: «Fatemi capire, io sono venuta qui perché un certo Thomas Taw mi ha convinta del fatto che avevo bisogno di un trattamento intensivo perché i miei capelli, rovinati e sfibrati, sono pieni di “buchi e vuoti” e per questo in acqua affondano invece di galleggiare. Ora, siccome io voglio che i miei capelli galleggino (come fanno tutti i capelli sani e normali che vediamo galleggiare ogni estate nei mari di tutta Italia) e visto che qui pago qualcosa come 180 euro a notte, voi il Pantene dovreste usarlo al massimo per lisciare il pelo del cuscino in cavallino della poltroncina che fa parte dell'arredamento della mia camera. Aspettatevi a breve una lettera dal mio avvocato.»
Cliente n°3: «Se però adesso mi dite che quello della cena di ieri sera non era coniglio mi incazzo davvero eh!»



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venerdì 18 marzo 2011

BARCOLLI MA NON MOLLY. Il grado zero della copywriteria.


Tocca pubblicizzare le nuove pasticche Moment che hanno la prerogativa di essere molli e allora cosa c'è di meglio se non uno spot la cui protagonista è una ragazza inglese di nome Molly? E cosa c'è di meglio se non far venire il mal di testa a Molly? E se poi c'è un ragazzo italiano (il quale probabilmente vuole farsi Molly e non vuole che lei usi il mal di testa come scusa) che viaggia con nel bauletto del suo motorino una scatola sana sana di Moment molli da dare a Molly in modo che il mal di testa la molli? Ma sì! Facciamolo. Diamo vita a questa idea venuta in un act. E per essere sicuri che il target non si dimentichi in un moment di queste vecchie pasticche dalla nuovissima consistenza, ribadiamo il concetto concludendo lo spot con i due che, scorrazzando felici in motorino per la città, incontrano il cartellone pubblicitario del prodotto e si scompisciano leggendo la parola “molli”. Ahahaha, proprio loro due, uno dei quali si chiama Molly.
A me il mal di Testa è ufficialmente venuto e come direbbe Jannacci: “è caduto giù l'Armando".

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lunedì 31 gennaio 2011

YELLOW SUBHUMAN

Carissima Antonella Elia, da quel che apprendo leggendo la tua pagina su wikipedia hai ormai 48 anni. Né dalla stessa pagina ho potuto in alcun modo dedurre che tu fossi testimonial Stabilo Boss. Per cui ti imploro di rivedere il tuo abbigliamento, se non altro per rispetto nei confronti della trasmissione, che vide i tuoi esordi nell'ormai lontano 1990 (quando di anni ne avevi 27), e per rispetto delle nostre retine che potrebbero non smettere mai più di lacrimare.

Nel salutarti amabilmente ti ricordo che il Dio dei colori creò il giallo fluorescente per evidenziare sulle pagine le parole più importanti stabilendo che questo fosse l'unico caso in cui tali due colori, giallo del pennarello e nero delle parole, potessero convivere insieme. Nel 1971 Stabilo Boss, dopo aver deciso di chiamarsi “Stabilo” proprio per aver voluto contravvenire alla legge “stabilita”, ebbe l'autorizzazione a utilizzare i due colori insieme anche per la foggia del pennarello che ancor oggi porta questo nome. L'azienda volle fare di tale bruciante accostamento il proprio marchio distintivo, sapendo che ne avrebbe avuto per sempre l'esclusiva, dal momento che nessun altro individuo sano di mente avrebbe mai desiderato veder vicini i due colori. Ma in realtà si sbagliò e senza volerlo lanciò la deplorevole moda dei colori fluorescenti che caratterizzò l'ultima fase degli anni '80 e la prima dei '90 (in contrapposizione alla moda di derivazione mondriana dei colori primari, giallo, rosso e blu, che caratterizzò l'ultima fase degli anni '70 e la prima degli '80).

Comunque Antonella, non stai studiando su alcun libro di testo, non sei pagata dalla Stabilo Boss e non siamo nella parte finale degli anni '80, né, tanto meno, nella prima dei '90, sopratutto non ci sei più tu; siamo nel 2011 e tu hai 48 anni, per cui ti consiglio di non farlo mai più e di andarci molto piano, oltre che con i colori, anche con i vestiti orrendi e con le minigonne. Ogni età ha il suo bello e la tua non dovrebbe contemplare straccetti da teatro trovati per caso in un baule dietro le quinte di uno studio di Mediaset qualsiasi, ma alta sartoria della migliore fattura e dei filati più pregiati.


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