martedì 4 dicembre 2012

Il mio glasso glasso Natale con Csaba, principessa aliena

Sta arrivando il Natale: la casa si colora di rosso, i viali si illuminano di lucine stellate e Bruno Vespa presenta il suo nuovo libro a Sky TG24. 

Personalmente io il Natale lo stimo molto, mi piace proprio e pure quelle cene e pranzi con tutti i parenti... mi piacciono proprio, non come molte persone che appena sentono parlare di Natale dicono subito “che noia, che calorie...” No! A me il Natale garba parecchio. Mi piace vedere Frankestein Junior a tarda notte, mi piacciono le canzoni di Natale, le nocelle tostate e mi piace assai fare l'albero. Soprattutto mi piace curare personalmente la creazione di addobbi che poi la gente quando li vede dice “Ma perché? Ma quando? Ma come? Bello però.”

Detto ciò, potete immaginare la mia grande curiosità quando ho scoperto che, da sabato 1 dicembre, Real Time avrebbe trasmesso il nuovo programma “Natale con Csaba” che però pochi giorni dopo è diventato “Merry Christmas con Csaba”. Non saprei dirvi il perché di questo repentino cambiamento di titolo, forse avranno pensato che usando l'inglese Csaba sarebbe risultato un nome meno strano.

Dalla pubblicità avevo inteso che la trasmissione avrebbe parlato di addobbi faidatè, ghirlande e decorazioni anche per le gambe dei tavolini e lo scarico del wc. E invece no. Si parla di burro. 
La trasmissione comincia con Csaba, vestita e acconciata come la donnina della zuppa Campbell, che addobba un albero con una dozzina di minorenni che scopriremo poi essere in realtà i suoi 4 figli biondi e svizzeri, che rispondono a tutto con: “Sì mamma”.

Csaba inizia a dirci di quanto dicembre sia un mese speciale, pieno di cose da fare: “la casa da decorare, le ricette speciali da scegliere, gli amici, la famiglia. Arriva anche un po' di sana agitazione.” 
Sorride Csaba, mentre addobba l'albero con movimenti lenti e aggraziati, ma siccome è posseduta dallo spirito del Natale urge assolutamente che vada in cucina a preparare un menù speciale per la merenda dei bambini che sono troppo magri. Per cui li lascia indisturbati a scalare la vetta di un albero di due metri per appendere le decorazioni mancanti.

Ed ecco che Csaba, con la sua gonna rotante, arriva in cucina, si infila il grembiale (perché così lo chiamavano le donne dell'epoca sua) e ci fissa con aria di sfida. Poi, di nuovo, ci torna a parlare di ansia: “In cucina ho due regole, calma e organizzazione. Perché basta seguire un ordine preciso nella realizzazione delle ricette per arrivare in fondo e senza ansia.” Vabbè, sarà stremata da tutti questi figli, ho pensato. E poi continua: “Quando devo cucinare più di un piatto mi piace prepararmi una scaletta.” Interessante, penso, ora delineerà per iscritto uno schema come quelli che io di solito mi figuro mentalmente, tipo: “mentre aspetto che il forno si scaldi faccio questo, mentre ho quello in forno faccio quest'altro...” invece no. La sua scaletta consiste nello scrivere sulla lavagna le tre cose che ha deciso di preparare. Ché dovesse fare che se le dimentica. Per cui procede e scrive:
1 – biscotti
2 – cupcakes
3 – pane
Quindi riguarda un attimo la lista appena scritta per ricordarsi cosa deve fare, prima di condurci per mano in questo fantastico viaggio nel colesterolo.

Ella impasta come se stesse danzando al ritmo di un valzer, con un sorriso da teddy bear senza labbro superiore e occhi simili a quelli dei personaggi del video di Black Hole Sun dei Soundgarden. Inoltre, non so come mai, ma quando parla sembra che abbia appena finito di mangiare una caramella mou e che si stia ancora gustando un po' di quel mou che le è rimasto attaccato sui denti. Fateci caso.

Csaba fa cose un po' strane, tipo pesare le uova. Lei non dice che servono due uova, lei dice che ne servono 90 grammi e siccome dice anche che con le uova tocca essere precisissimi, con un cucchiaino si mette a togliere 10 grammi di chiara di troppo. E perché di chiara e non di rosso? Mi domando...
Ma andiamo avanti. Mentre assapora la sua caramella mou immaginaria, ella spezzetta con gusto panetti e panetti di burro per realizzare quei biscotti a forma di pupazzetti che di lì a poco chiamerà “i miei bambini”, non paga di tutti quelli che già ha dillà in salotto.

Finalmente arriva il momento dei cupcake, per la preparazione dei quali si avvarrà della collaborazione di due tra i suoi innumerevoli figli, Dodo e Giaki, addetti a rispondere “si mamma” e al leccaggio dei cucchiai.
Fatto anche questo, procede con la preparazione di una glassa dal peso specifico maggiore del casatiello, a base di burro, cioccolato bianco e mascarpone. Da questo momento in poi si parlerà molto di glassa, che lei ama spalmare un po' ovunque, probabilmente anche sul viso come maschera di bellezza.

Poi Csaba allestisce la “zona merenda” e ci consiglia dove meglio sistemarla con coperte, cuscini e peluche. Certo, davanti al camino sarebbe l'ideale, ma se proprio non ce l'hai fa lo stesso. L'importante è che i bambini possano allegramente giocare e mangiare al contempo, sbriciolando diligentemente nel salotto buono. Essi, teneri, calmi e sorridenti, sono tutti ben seduti a terra con un animaletto ciascuno. Nessuno che dice “cacca!”, nessuno che grida a gran voce “Nintendo DS! Xbox! TV!”, nessuno che fa la spia o si lamenta di violenze o vessazioni subite. A questo punto lamammachelavora, se ancora non lo ha fatto, esce frettolosamente di casa per acquistare un bazooka al fine di usarlo contro il televisore.

Intanto Csaba, sempre più posseduta dallo spirito del Natale, deve tornare in cucina. Infatti “i bambini stanno giocando tranquilli” (un esempio di ossimoro simile a “ghiaccio bollente”) e lei può dedicarsi alla realizzazione di una pietanza che mai nella vita ho così tanto desiderato non mangiare. Trattasi di un pane a base di farina, zucchero, lievito, latte, uova, scorza di agrumi, mandorle, uvetta, mirtilli e, che te lo dico a fa, burro, “perfetto per la merenda dei bambini, ma anche per la colazione dei grandi". Certamente lo sarà, sopratutto se poi devi tornare a dormire, visto che esso all'interno nasconde anche un bel dirigibile di marzapane da 175 grammi, “una fantastica sorpresa al momento di tagliare le fette”.

Il pane è pronto e a questo punto Csaba può dedicarsi alla decorazione dei cupcakes per la merenda dei prossimi giorni, ma nel farlo emette un gemito di dissenso ed esclama “che disastro!” quando un po' di glassa cade sul tavolo.
A questo punto lamammachelavora esce frettolosamente di casa per acquistare una granata al fine di lanciarla su quel che resta del televisore.

Sembra che Csaba abbia ormai finito, ma dato che i bambini, i quali credo siano stati precedentemente sedati con un anestetico per cavalli, stanno ancora contando i peli dei peluche, lei glasserà anche i biscotti. E siccome ormai è posseduta anche dallo spirito della glassa, pure il pane con sorpresa sarà glassato e tutto ciò mica con la stessa unica glassa, ma sempre con glasse diverse, si intende. Poi porta il pane ai bambini, che sono ancora seduti lì dove li avevamo lasciati con i loro orsetti e coniglietti a vedere che begli occhietti e boccucce hanno quei begli animaletti.

Finalmente Csaba si siede in poltrona per godersi un po' di meritato relax e dedicarsi alla scrittura del suo diario. A questo punto lamammachelavora esce frettolosamente di casa dicendo che va a comprare le sigarette per poi non tornare mai più. Csaba invece comincia a "mettere su carta questa giornata meravigliosa". La scrittura del diario è un po' come la famosa scaletta che si era appuntata prima di cominciare... ci si aspetta chissà quale dritta, chissà quale poesia e poi il tutto si riduce a una lista. Perché giustamente prima devi ricordarti cosa devi fare e poi devi ricordarti cosa hai fatto. Però nella seconda lista l'aggiunta di alcuni aggettivi regala al tutto un sapore da temino di terza elementare, infatti Csaba, sempre traboccante di grazia, scrive: "Oggi ho fatto i biscotti per l'albero, le cupcakes con la glassa colorata e il pane morbido di Natale." The End e titoli di coda. Finisce proprio così. 

La metà del tempo che ci ho messo per scrivere questo post l'ho impiegata per ricontrollare più e più volte di aver scritto Csaba e non Casba. Buon nervoso a tutti.

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giovedì 4 ottobre 2012

Sono Porci Questi Romani

Ieri camminavo per la via e ad un certo punto ho incontrato la rabbia. Aveva capelli piastrati, sguardo materno e le sue inconfondibili guance da pupazzo da ventriloquo. Una faccia da quella cosa che spesso fa provincia, ma che in questo caso fa addirittura Regione.
La prima cosa che ho pensato è stata: “ma si può?” 
La seconda è stata: “No, ma si può?”
Poi un pensiero diverso si è manifestato tra questi tutti uguali: Swiffer. 
Immediatamente dopo, un altro: hai bisogno di uno bravo che ti guarisca da questa ridicola ossessione per lo Swiffer.
Ma il fatto è: voi conoscete macellai vegeteriani? O deputati che si abbassano lo stipendio? Ognuno, giustamente, cura i propri interessi. E allora perché a una che si chiama Polverini è consentito venirci a parlare di pulizia? 

Ed è qui che entra in ballo lo Swiffer: per una volta potrebbe dare un messaggio serio e positivo con una Renata miniaturizzata che corre tra le fughe del pavimento. La vittima dello spot sarebbe dunque, ancora una volta, una donna (così non perdiamo di mira il target e siamo tutti contenti) e lo slogan non subirebbe particolari variazioni, La Polverini non dura perchè Swiffer la cattura. Sarebbe un successo di critica e pubblico. E poi azioni di guerrilla con gente armata di Swiffer sotto al Consiglio regionale. 

Gli ho voluto proprio male a quel manifesto e ho provato livore e costernazione per la nostra condizione di impotenti cittadini, che sul manifesto possiamo disegnarci i baffi o altre cose oscene, strapparli o dargli fuoco, senza comunque riuscire mai a sfuggire al terribile destino che ci costringerà, fino alla fine dei giorni, a vedere per le strade questa ed altre facce, i loro occhi mentirosi e le loro fantasiose dichiarazioni. 
 
Concludo con questo filmato che ben sinstetizza tutta la questione della pulizia, della presa in quel post e del terribile incubo che stiamo vivendo:





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giovedì 27 settembre 2012

Sex and the Dirty


Sorvolando su facili algoritmi lessicali che ci suggeriscono che a queste donne, amanti dei toni del grigio e del marrone, piace parecchio farsi fare quella cosa che comincia per "sco" e finisce con "pare" (ma solo da Swiffer, che le altre scope sono buone solo a farti rovinare al suolo) mi chiedo, anche con un certo ritardo (dato che lo spot è vecchiotto), ancora una volta, come sia possibile. Come sia possibile che qualcuno abbia avuto una simile idea, il coraggio di non tenersela per sé e che un marchio abbia deciso di farla sua. Perché nessuno è intervenuto mentre Sex and the City veniva assimilato a una porcheria, una schifezza, Lo Sporco? Come hanno potuto permettere che le voci di Carrie e Samantha fuoriuscissero da donne amanti dei toni del grigio e del marrone?

Queste sudicie zozze vivono e vagano nelle fessure del tuo pavimento in cerca di un night o di qualunque altra cosa che possa attrarle a sé, basta che lo faccia con un minimo di garbo. Non una mazza qualunque insomma, ma uno straccio (di uomo?) quello sì, e che magari le faccia anche dire “mai spolverato così prima”. 

Perché, in fondo, cosa sono le donne, se non un ammasso di polvere, sporco e capelli?

E un alone di nostalgico rimpianto mi avvolge nel rimembrare l'ingenua ironia di drive-iniana memoria del buon vecchio Tommaso, la scopa ficcanaso...


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mercoledì 23 maggio 2012

PICCOLE DONNE CRESCONO LA CLONAZIONE


Ho passato mesi e mesi googleando alla ricerca di questa immagine. Mesi e mesi a cercare di ricordare il nome della marca di questa pubblicità. Poi stamattina, al primo raggio di schermo tv, l'ho rivista.
Eccola, appena ritrasmessa in questo momento. La pubblicità di Estetil.
Quella in cui una donna tiene in braccio una donna che è la stessa donna che la tiene in braccio che al mercato mio padre comprò. Una visione che ti fa alzare dal letto con la voglia di spaccare tutto.
Come si può, anche solo pensare, ad una simile, pura e semplice trasposizione di un concetto in un'immagine, senza sentirsi una nullità? E come si può non cambiare idea quando, guardando il risultato, ci si accorge che è inquietante e fa paura per non si sa bene quale motivo, pur non essendo un film di David Lynch? Deve essere subentrato un altro meccanismo. Quello del "Spieghiamo alla gente perchè lo abbiamo fatto. Rendiamo chiaro il nostro intento. Ribadiamolo anche a parole."
Avere cura di te, il segreto per restare giovane.
Ma certo! Ora sì che è tutto chiaro! Ecco perchè una donna tiene in braccio se stessa. Perchè si prende cura di sé come di un figlio. E la donna tenuta in braccio è la sua minimè, più piccolina, perchè giustamente quando uno è più giovane si dice anche che è più piccolo. Ora si!

Del tipo... devo dire che una borsa è bella. Allora metto una borsa davanti allo specchio che si mette il rossetto e il mascara grazie a due braccia umane che le ho attaccato con Photoshop. E poi scrivo: La borsa si fa bella.

E loro che avranno persino concluso il brainstorming dicendo: "Perfetto. Tutto torna. Abbiamo chiuso il cerchio".

*La mano sinistra della donna grande sembra uscire non dico da dove della donna piccola.
*La minimè ha piedi e mani davvero troppo troppo grandi.
*La foto l'ho gentilemte presa in prestito dal sito psdisaster che oltre a condividere la mia angoscia, svergogna le peggiori photoshoppate del pianeta.

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venerdì 13 aprile 2012

CHI VEDE SKY SI VEDE, CHI NON CE L'HA JE RODE. Prima non capivo, poi quando ho capito non ho capito lo stesso.

Ho visto mamma alla fermata del treno.
Abbiamo passato la notte a Hollywood.
Non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo.
Fatto pace con la tecnologia?
La mia serie TV la porto in tasca.
Con il tasto pausa riesco a fermare me, 'sì quando voglio.

Eh? Che ha detto? Chi è? Che vuole? Che fa? Eh?

In un mio vecchio post avevo parlato della famosa tecnica del mecojoni e dello sticazzi per valutare l'efficacia o meno di un messaggio pubblicitario: 

"Si ripete ad alta voce il messaggio della campagna che si sta elaborando, se in conclusione di esso viene spontaneo esclamare “mecojoni!” allora vuol dire che il messaggio funziona; se invece, altrettanto naturalmente, la conclusione di gran lunga migliore risulta essere uno “sticazzi...”, allora significa che il messaggio in questione non è poi così interessante. Si badi bene che lo “sticazzi” va inteso nel senso romano del termine e cioè come un “e chi se ne frega. Tutto ciò mi scivola addosso come se mi fossi deterso di olii a mo' di un atleta dell'antica grecia!” e non nel senso milanese in cui “sticazzi” viene invece più spesso adoperato proprio come il nostro “mecojoni”. Detto ciò facciamo un esempio pratico:
Volkswagen. Das Auto. - Mecojoni!
Gran Soleil. Delizia il palato, favorisce la digestione. - Eh sticazzi!”

Ora facciamo un esercizio. Scriviamo le frasi, stavolta tutte giuste, dell'ultimo spot di Sky.

Ho visto Obama alla fermata del tram (C'ho un cappello strano e le All Star). “Eh sticazzi!”
Abbiamo passato la notte a Hollywood. (Io sono seria, mio marito ride, mia figlia c'ha le sue cose.) “Eh sticazzi!”
Non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo. (Il sincro tra le labbra e quello che dico non è perfetto, lo so.) “Eh sticazzi!”
Fatto pace con la tecnologia? (Ma è una domanda o un'affermazione?) “Eh sticazzi!”
La mia serie TV la porto in tasca. (La mia amica riccia c'ha la ridarola.) “Eh sticazzi!”
Con il tasto pausa riesco a fermare Messi quando voglio. (Se non sai chi è Messi sei uno sfigato. Io c'ho 7 anni ma già sono un fico, come tutti gli altri in questo spot.) “Eh sticazzi!”

Io faccio parte di quelle persone che hanno la canotta sporca di sugo, gli sudano le ascelle e non hanno Sky. Ma Sky è bellissimo, è stupendo, è un altro modo di fare televisione, un modo vivo, creativo, alla continua ricerca di cose nuove. È talmente tanto più bello della sordida TV generalista che non riesco a capire questa necessità di gratificare i propri abbonati dando loro questa immagine da maniaco depressivi radicalchiccosi.

Questo spot mi mette a disagio. Per carità, probabilmente è fatto apposta e cioè intende proprio gratificare e fidelizzare i possessori di Sky piuttosto che far venire la voglia di abbonarsi agli altri. Tutte queste frasi in libertà con facce da maniaci, sguardi persi nel vuoto e frasi a tratti incomprensibili di Mucciniana memoria (tanto chi è un fico capisce, che quello che ci interessa è essere capiti dai fichi, mica da quelli che si vedono Ballando con le stelle); tutte queste persone fiche che non hanno alcun problema a fare il gioco dell'equilibrio sul muretto con un cappello in testa e che sicuramente avranno dei figli biondi e fanno il Designer o il Fotografo o la Sciura; tutto questo atteggiamento che fa molto “noi abbiamo capito tutto e gli altri sono dei poveretti” non mi lascia una grande simpatia nei confronti di chi ha Sky.

Menomale che io Sky non ce l'ho e menomale però che ho la possibilità di guardarlo sempre quando sto in un'altra casa. Una casa in cui fortunatamente non abita nessuna delle persone orrende descritte in questo spot.



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martedì 31 gennaio 2012

IL DIPENDENTE, L'INVADENTE E LA TRAFFICANTE. Forse è un po' trop-po.

Ho un sogno: legare Andrew Howe ad una sedia, procurarmi un imbuto king size, infilarlo nelle sue fauci e riversarvi all'interno tutto ciò che su questa terra non porta il nome di Kinder Bueno. Triplicherei poi la sua sofferenza legando ad un'altra sedia la sua stalker, quella ragazza carina con gli occhi troppo vicini alle narici che le danno un'espressione da licantropo in fase di trasformazione, alla quale infilerei nelle fauci un lungo tubo in cui riversare Kinder Bueno in colonna a profusione. Ancora non so che cosa fare invece della signora della drogheria con cui, da un po' di tempo a questa parte, Andrew sembra essersi messo in società.

Egli infatti passa le sue giornate nella suddetta bottega dissuadendo gli avventori dal prendere l'ultimo Kinder Bueno e invitandoli a provare le schiacciatine e le bombe alla crema della signora che, tra l'altro, risolverebbe ogni suo problema semplicemente ordinando qualche Kinder Bueno in più allla Ferrero. Succede poi che la signora, una volta chiusa la bottega, si reca a casa di Andrew Howe per spartirsi con lui la scorta di Kinder Bueno che i due dicono ai clienti di non avere per mangiarseli tutti loro. In pratica Andrew ha sviluppato una tale dipendenza da questo snack che ha scelto un lavoro in cui dissuade la gente dal comprare Kinder Bueno e per il quale si fa pagare in Kinder Bueno.

Il fatto è che questa pubblicità ha il potere speciale di riuscire a farti disprezzare i suoi protagonisti per motivi opposti e contrari. Andrew infatti vorrebbe continuamente sindacare su cosa debbano mangiare gli altri: “Ti faccio un piccolo toast?”, “Una bella fetta di torta?”, “Quelle schiacciatine lì?”, “Un dolce alla crema? Sono deliziosi!”, “Perchè non ti prendi quella barretta ai cereali lì?”. Ma perchè non te la magni te?
La ragazza invece, la stalker, è un mix di maleducazione indicibile, sadismo e desiderio di potere (queste utlime due definizioni le ho prese da wikipedia alla voce “serial killer”) che l'hanno portata perfino a trasferirsi nel di lui palazzo per perseguitarlo e minacciarlo, ma sempre col sorriso sulle labbra. Come quando lui, violato nella privacy del suo stesso appartamento, tenta di difendersi nascondendo dietro la schiena il suo ultimo Kinder Bueno e lei, con tono minaccioso, dice: “Cos'hai lì dietro? Ci stavi provando?”.

Insomma il dilemma è: da che parte stare? Dalla parte di chi pretende di aver sempre e comunque diritto all'ultimo Kinder Bueno e pur di mangiarselo lui sarebbe disposto a cucinarti un tacchino ripieno di prugne e castagne? Dalla parte della stalker invadente che quando c'è la luna piena si trasforma? Oppure dalla parte della commerciante-trafficante di Kinder Bueno che preferisce questi ai suoi clienti?
Io francamente li lascio scannarsi e opto per il piccolo toast.

Qui lo spot con la trafficante (che tra l'altro è la versione della Ferilli in un mondo senza botox) e di seguito tre video esplicativi di cui uno con sorpresa.





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martedì 24 gennaio 2012

PORCA EVA QUANTI COMPLIMENTI

Stamane apro la posta e trovo questa splendida, cortese, incoraggiante e in italiano sconnesso email. È la gentilissima signora Eva Alberti a scrivermi, soggiogata dallo sfavillio del mio italiano, dagli interessanti temi che tratto e dalle mie similitudini.
Ma vediamo cosa scrive la signora.

Ciao!

Volevo solo ringraziarti per questo ottimo blog telemettoinquelpost.blogspot.com.

Ho letto il primo post "PE FA LA MARCA MENO AMARA C'HO MESSO IN MEZZO 'NA CHITARA" e dopo ho speso con gran piacere un'ora sul tuo blog! :) Tutto è scritto correttamente, è interessante e di facile lettura. Mi è piaciuto molto il tuo post "LO SPUTO COL SANGUE. Che non è il titolo dell'ultima fiction con Gabriel Garko, ma lo spot di un dentifricio.".

Ti racconterò un po' di me) Io lavoro nella società xxxx, è un motore di ricerca del lavoro in tutto il mondo. Il mio lavoro è quello di convincere i blogger d'inserire il link del nostro sito nei loro blog. A me piace molto il mio lavoro. Abbiamo un team amichevole e una buona direzione, ma purtroppo io non ho idea di come convincere un blogger a inserire il link nel suo blog, temo che mi possano rimuovere per questo motivo :( Ed ora, invece di inviare migliaia di lettere a diversi blogger, ho letto il tuo blog. A dire il vero, non sono proprio sicura che il mio link "Italy" "xxxx", sia opportuno per il tuo blog, ma se lo ritieni possibile - te ne sarò molto GRATA!!! Il nostro sito è davvero bello ed utile, e' di aiuto per trovare lavoro. Ti auguro una buona giornata! Grazie ancora per il tuo interessantissimo blog. Scrivi di piu'!

P.S. Sei lo segno zodiacale di "Gemelli"? Sono sempre molto contenta di parlare con qualcuno di questo segno.
Distinti saluti,

Eva Alberti
La responsabile di xxxx in Italia

+44 20 3239 2317
E-mail: ea@......com
Skype: eva.alberti1


Dopo l'iniziale soddisfazione (dettata anche dall'eventualità che Eva Alberti potesse essere una parente della ben più nota Barbara, che è uno dei miei personaggi cattivi preferiti) e dopo aver pivellamente regalato a xxxx il mio indirizzo email aggiungendolo così all'elenco dei motori di ricerca che mi mandano annunci per lavori che non so fare in Brianza, ho riletto la mail con più attenzione mettendone a fuoco alcuni punti oscuri.

Innanzi tutto, mi sono chiesta, perchè definire il mio blog “ottimo”? Perchè non divertente, arguto, faceto, pungente? Probabilmente perchè se si fosse trattato di un blog sulla fabbricazione di ordigni nucleari casalinghi o sugli ultimi modelli di casse da morto non sarebbe stato appropriato definirlo divertente o arguto. “Ottimo” invece si addice alla qualunque. Hai un blog di cucina? Ottimo! Un blog personale? Ottimo! Buon per te!
Ma gli elaboratori di frasi per tutte le stagioni non hanno fatto i conti con gli assurdi titoli dei miei post. Parliamoci chiaro, quale persona sana di mente e che non sia fatta di silicio scriverebbe mai una frase del genere? Ho letto il primo post "PE FA LA MARCA MENO AMARA C'HO MESSO IN MEZZO 'NA CHITARA" e dopo ho speso con gran piacere un'ora sul tuo blog! :) Tutto è scritto correttamente, è interessante e di facile lettura. Mi è piaciuto molto il tuo post "LO SPUTO COL SANGUE. Che non è il titolo dell'ultima fiction con Gabriel Garko, ma lo spot di un dentifricio."
Eccoci di nuovo, hai un blog sugli stercorari? Ottimo! Tutto è scritto correttamente, è interessante e di facile lettura. Un blog sul clavicembalo? Ottimo! Tutto è scritto correttamente, è interessante e di facile lettura. 8+!

Ma andiamo avanti. Eva a questo punto ha immaginato che la sottoscritta volesse sapere qualcosa di più sulla sua anonima ammiratrice e quindi ci racconta un po' di lei.
Lavora nella società xxxx e il suo lavoro è quello di convincere i blogger d'inserire il link del sito della società suddetta nei loro blog. A  lei piace molto il suo lavoro. Hanno un team amichevole e una buona direzione, ma purtroppo (nonostante si tratti proprio del suo lavoro) ella non ha idea di come convincere un blogger a inserire il link nel suo blog e teme che la possano rimuovere per questo motivo (rimuovere da dove? La faccia della terra?).

A questo punto Eva tenta una manovra per inorgoglirti e instillarti, al contempo, un sottile senso di colpa. Infatti sottolinea che, proprio ora, invece di inviare migliaia di lettere a diversi blogger ha letto il tuo blog.
Conclude parlando dell'infinita gratitudine che ti riserverebbe qualora decidessi di inserire il link del suo sito (che è BELLISSIMO quasi quanto il libro di Alfonso Luigi Marra) nel tuo blog, anche se a dire il vero non è proprio sicura che il suo link sia opportuno per il tuo blog che potrebbe parlare di bombe fatte in casa come di stercorari.

Infine ti esorta a scrivere di più e ti saluta con un Post Scriptum che inizialmente mi ha messo paura, salvo poi ricordarmi che il fatto che sono lo segno zodiacale dei gemelli è scritto nel mio profilo sul blog.

Firmato Eva Alberti, LA responsabile di xxxx in Italia che teme di essere uccisa (forse da sé stessa visto che lei stessa è anche la responsabile di sé stessa) perchè non sa fare un lavoro che le piace tantissimo.

Risposta: Cara Eva, ti allego il mio cv. Se mi aiuterai a trovare un lavoro senza dubbio alla prima busta paga metterò il link di xxxx in bella mostra sul mio blog. Nel frattempo ti ringrazio, dal momento che tantissimi ottimi blogger googlando Eva Alberti probabilmente leggeranno il mio ottimo blog. Tu, scperiamo che te la cavi.

Lady Blabla
La blogger del suo blog di cui è anche responsabile nel mondo

P.S. Ho sostituito il nome del sito in questione con xxxx sennò il favore che mi chiedevano finivo per farglielo.

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